venerdì 10 giugno 2011

4 buoni motivi (oltre ai quesiti) per andare a votare

di Sabino Di Chio


Acqua, nucleare e legittimo impedimento. Tradotto: tutela dei beni comuni e difesa dell'uguaglianza. Temi che da soli dovrebbero bastare a correre alle urne, animati dalla voglia di non delegare ad altri decisioni così impattanti per la vita quotidiana. Il clima di questi ultimi giorni di campagna, tra maldestre dichiarazioni governative e appassionato attivismo dal basso, suggerisce però almeno altri quattro ottimi motivi per non cedere alla sfiducia e farsi trovare pronti all'appuntamento del 12 e 13 giugno.

1- Il primo è difendere il l'istituto del Referendum, in sé. Il mancato raggiungimento del quorum negli ultimi 15 anni ha eroso il più efficace strumento di democrazia diretta previsto dalla Costituzione. La prolungata astensione sta disattivando una porzione di sovranità popolare che pure dovrebbe essere anima e corpo di una democrazia. A pensarci bene non sono tanti i modi concessi per esercitarla: c'è la delega al Parlamento (attualmente rimaneggiata da una legge elettorale che sforna “nominati” più che “eletti”), le leggi di iniziativa popolare (sistematicamente ignorate dalle commissioni parlamentari) e il Referendum. Un altro quorum non raggiunto potrebbe essere fatale e portare l'elettorato ad un passo dal definitivo mutismo. Perso il referendum resta la delega in bianco e la piena esclusione dai processi decisionali. Come un vandalo che sfoga la sua rabbia in un parco pubblico, Chi si astiene invece di votare no si assume la dolente responsabilità di distruggere un mezzo che appartiene a tutti, non solo a lui. A suo modo, un altro bene comune da preservare. 

2- Il secondo è dimostrare che la realtà non è stata completamente cannibalizzata dai mass-media e che, di conseguenza, mettere il silenziatore a telegiornali e talk show non vuol dire imbavagliare la società civile, che invece continua a lavorare sul territorio con passione e convinzione. Ai poteri forti fa comodo approssimare la vita vera a ciò passa dalle tv, perché l'operazione offre loro la possibilità di controllare la circolazione dei contenuti, favorendo il disimpegno dei consumi a scapito della riflessione sui temi scomodi, la distrazione rispetto all'attenzione verso malcostume e privilegi. La sistematica censura calata su questi Referendum ha mostrato a tutti quanto i padroni del vapore abbiano paura delle opinioni che potrebbero nascere dalla libera informazione. Sta ai votanti dimostrare che il tentativo di imporre gli argomenti a cui pensare è un'ambizione che non può andare a buon fine.

3 - Il terzo motivo per andare alle urne è dare un segnale su come intendiamo ricostruire i rapporti economici mentre affrontiamo la durissima traversata negli effetti della crisi della finanzia privata del 2008. In un periodo di delocalizzazioni, fabbriche chiuse e lavoro precario abbiamo l'occasione di ripensare insieme i criteri sui quali è lecito creare valore. Forse piazzare una multinazionale a fare profitto su un acquedotto costruito con soldi pubblici, monopolio naturale e distributore di un bene indispensabile, significa non rendere un buon servizio per riattivare coraggio, creatività ed energia nell'impresa privata. Forse costruire nuove centrali nucleari e sopportarne i rischi solo per difendere uno stile di vita fatto di crescita a tutti i costi, incompatibile con la sopravvivenza del pianeta non è il miglior modo per far tesoro degli errori del passato ma, anzi, un diabolico perseverare. La generazione dei nati nel dopoguerra, quella cresciuta nel pensiero unico del consumo e dello squilibrio ecologico, ha domenica un'occasione più unica che rara per riscattarsi in favore di chi dalle loro mani erediterà un mondo malconcio.

4 - Il quarto ed ultimo motivo è forse il più importante: recandosi alle urne il 12 e 13 giugno la cittadinanza torna ad incidere sull'agenda politica, suggerendo uno stile di condotta improntato alla correttezza e al rispetto delle istituzioni. I quesiti toccano tre temi accomunati dall'essere animati da interessi privati che faticano a nascondersi dietro l'abituale maschera dell'ideologia politica. Per questo le leggi su privatizzazione dell'acqua, programma nucleare e legittimo impedimento, sono tutte entrate in vigore grazie a forzature delle regole alla base dell'ordinamento della Repubblica. E' giusto che temi così importanti subiscano l'uso improprio della decretazione d'urgenza e del voto di fiducia? E' giusto blindare le decisioni ed espropriarle a un sincero dibattito in Parlamento e nel Paese? La cittadinanza attiva ha agito diversamente: di fronte a leggi considerate pericolose non ha perso la pazienza, non ha scelto il muro contro muro. Con serietà e rigore esemplari ha aperto la Costituzione e seguito le indicazioni in essa contenute: ha raccolto le firme, promosso un referendum e si è impegnata in una gigantesca e pacifica opera di sensibilizzazione per raggiungere l'obiettivo. Nel rispetto di leggi e procedure, seguendo le  regole. Perché così ogni giorno si comportano i veri cittadini. 

Nessun commento:

Posta un commento