venerdì 27 gennaio 2012

Comunicato stampa - Obbedienza Civile. IL MIO VOTO VA RISPETTATO.

Registriamo con soddisfazione che la “Campagna di Obbedienza Civile, il mio voto va rispettato” promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, l’appassionata e incessante mobilitazione di cittadine/i e associazioni che si riconoscono nel Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune”-Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua e la entusiastica partecipazione popolare al convegno “Referendum. A(C)QUAle punto siamo?” organizzato il 20 gennaio scorso dal nostro Comitato hanno riaperto nella Regione Puglia il dibattito sull’applicazione del REFERENDUM del giugno scorso.

Troviamo francamente priva di senso la provocatoria proposta del capogruppo consiliare PDL alla Regione Puglia di presentare un proprio disegno di legge per l’applicazione del quesito referendario sulla remunerazione del capitale. A lui ricordiamo che la norma che garantiva la “remunerazione del capitale” è stata già abrogata e, come sancito dalla Corte Costituzionale, “la normativa residua è già immediatamente applicabile”. Prendiamo atto, da parte sua, di uno scarsissimo rispetto per i cittadini nel tentativo di strumentalizzare il risultato referendario e il referendum che, invece, è uno degli strumenti più alti di democrazia nel nostro Paese.

Pur apprezzando l’apparente cambio di prospettiva del Presidente Vendola (rispetto alle singolari dichiarazioni sulle tariffe dell’acqua in Puglia rese a valle dell’esito referendario), è doveroso chiarire al Presidente, a proposito della sua ultima dichiarazione rilasciata ai media, che la campagna (nazionale) di “Obbedienza Civile il mio voto va rispettato” non è “una fuga da un dovere” da parte della cittadinanza, ma è una risposta alla mancata applicazione della volontà popolare da parte degli amministratori e delle istituzioni preposte. Se ci fosse stato rispetto della legge – e, quindi, “obbedienza” all’esito referendario da parte di chi è preposto ad attuarlo, non ci sarebbe stato bisogno di alcuna campagna da parte dei cittadini.

Ad ogni buon conto, la campagna di “Obbedienza civile, il mio voto va rispettato” consiste nel pagare le bollette dell’acqua applicando una riduzione pari solo alla “remunerazione del capitale”.

Del resto, già da settembre scorso, il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”-Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua – seguito dalle associazioni dei consumatori e da numerosi cittadini/e - aveva inviato all’AATO (e per conoscenza ai Sindaci), la diffida ad applicare con tempestività l’esito referendario, eliminando dalla tariffa la quota di remunerazione del capitale. Ma la risposta è stata uno scarica barile.

Sottolineiamo, tra l’altro, che dal “Tavolo tecnico” istituito per ridiscutere l’argomento (il cui compito sembra quello di trovare il modo di ridurre le tariffe del Servizio Idrico e non, più correttamente, dare applicazione al referendum) siano nuovamente esclusi i cittadini, le parti sociali e i movimenti, in barba ai principi di partecipazione che pure sono contenuti nella Legge Regionale n. 11/2011 dal titolo Gestione del servizio idrico integrato - Costituzione dell’Azienda pubblica regionale “Acquedotto Pugliese (AQP)” (uno dei pochi punti rimasti inalterati sulla carta rispetto al disegno di legge approvato dal tavolo paritario tra il Forum e la Regione Puglia nel ormai lontano dicembre 2009).

Il voto va rispettato. Perché si scrive Acqua e si legge DEMOCRAZIA.

Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” - Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

domenica 22 gennaio 2012

Comunicato Stampa - Risultati Convegno Referendum. A(C)QUAle punto siamo?

Venerdì 20 gennaio 2012, presso l’Università degli Studi di Bari, si è svolto il Convegno “Referendum. A(C)QUAle punto siamo?” organizzato dal Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, per fare il punto sull’attuazione del referendum e in particolare sul contesto pugliese e per lanciare la campagna nazionale di “Obbedienza Civile”.


Qui di seguito i “risultati” del Convegno – al quale sono intervenute personalità di riferimento della battaglia della difesa del diritto umano all’acqua (Riccardo Petrella, Alberto Lucarelli, Rosario Lembo, Consiglia Salvio, padre Alex Zanotelli). Al Convegno hanno partecipato decine di Comitati territoriali dalla Capitanata al Salento, il Comitato dei lavoratori AQP e numerosi cittadini/e. L’aula Aldo Moro dell’Università di Bari era gremita a tal punto che la gente era seduta per terra, in piedi e fin fuori la porta. Una partecipazione straordinaria che conferma l’interesse della cittadinanza pugliese per la difesa del diritto umano all’acqua potabile e per la costruzione di una gestione pubblica e partecipata della risorsa.


L’acqua si conferma come paradigma della difesa di tutti i beni comuni, dalle risorse naturali ai saperi e alla conoscenza: in gioco è il senso stesso della democrazia.
Dunque, difendere l’acqua significa molto di più che occuparsi di un tema specifico o specialistico, significa agire per cambiare un sistema basato sull’individualismo, la competizione e la mercificazione, in un sistema fondato sul rispetto, l’equità e la solidarietà nell’interesse del bene comune. 

Il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua

CHIEDE

alle istituzioni

coerenza e coraggio nello scegliere da che parte stare, se con il potere della finanza e degli interessi privati o con i cittadini,

e, in particolare,
CHIEDE

al Comune di Bari (presente ufficialmente all’evento) e a tutti i Comuni pugliesi di
  • modificare i rispettivi Statuti inserendo il principio che il Servizio Idrico Integrato è privo di rilevanza economica; 
  • esporre le bandiere “Il mio voto va rispettato” sugli edifici istituzionali come comunicazione permanente della richiesta di rispetto della legalità e della Carta costituzionale;
  • rilanciare il Coordinamento degli Enti Locali per la Ripubblicizzazione dei Servizi Idrici;
    alla Regione Puglia di
    • trasformare l’AQP SpA in azienda speciale o consortile, soggetto di diritto pubblico con partecipazione sociale (ripresentando in Consiglio, prima della sentenza della Corte Costituzionale sull’impugnazione, il testo originario e preparandosi a difenderlo da ogni possibile ed eventuale “attacco” da parte dei poteri che sostengono la privatizzazione);
    • riaprire il confronto con la cittadinanza e riavviare pratiche di partecipazione congiunta affinché la Puglia possa diventare il laboratorio innovativo nella sostanza (gestione pubblica e partecipata dei beni comuni) e nella metodologia (interlocuzione costruttiva con la cittadinanza e sperimentazione di forme di partecipazione) al fine, fra le altre cose, di diventare insieme a Napoli l’apripista di una nuova stagione in Italia.
    Ai cittadini di


      Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” - Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

      giovedì 19 gennaio 2012

      20 gennaio "Referendum. A(C)QUAle punto siamo?" @ Aula Moro, Facoltà di Giurisprudenza - Bari

      A sette mesi dal referendum con cui gli italiani hanno ribadito il carattere di bene comune dell’acqua e hanno detto no ai tentativi di privatizzare i servizi idrici, la volontà popolare non è stata ancora rispettata. Ad oggi, infatti, a livello locale nessun gestore ha abbassato le tariffe idriche intervenendo sulla voce «remunerazione del capitale investito» oggetto del secondo quesito referendario.
      Per questo, in tutta Italia, è stata lanciata la campagna di “Obbedienza Civile” che in Puglia presenteremo venerdì 20 gennaio (ore 17.00 presso l’Aula Aldo Moro dell’Università di Bari, Facoltà di Giurisprudenza, Via C. Battisti, 1) organizzando un dibattito pubblico con personalità, fra le altre, come il prof. Riccardo Petrella (fra i massimi esponenti a livello europeo e mondiale sul tema del diritto all'acqua), il prof. Alberto Lucarelli (fra gli estensori dei quesiti referendari ), il dott. Rosario Lembo (Presidente del Contratto Mondiale sull'Acqua-Forum Italiano dei Movimenti sull'Acqua) e Padre Alex Zanotelli (Missionario Comboniano impegnato in prima linea per la difesa del diritto umano all'acqua potabile).


      Il Convegno sarà l’occasione per fare il punto sulla situazione con uno sguardo particolare al contesto pugliese: nella nostra regione quest’anno le bollette dell’acqua potabile aumenteranno nonostante la volontà popolare abbia abrogato con il referendum del 12 e 13 giugno 2011 la “Remunerazione del Capitale” in tariffa che avrebbe dovuto comportare un immediato abbassamento delle tariffe, mentre rimane insoluto il nodo della ripubblicizzazione dell’Acquedotto Pugliese che resta al momento una S.p.A (diversamente da quanto previsto dal testo di legge partorito dal tavolo tecnico Regione Puglia – Movimenti per l’Acqua Bene Comune).
      L’incontro di venerdì sarà l’occasione per provare a fare luce anche su questo tema.
      Questi i relatori dell’iniziativa:
      Riccardo Petrella, Presidente IERPE (Institut Européen de Recherche pour la Politique de l'Eau)
      Alberto Lucarelli, Ordinario di Diritto Pubblico, Università Federico II Napoli
      Rosario Lembo, Presidente Contratto Mondiale sull'Acqua-Forum Italiano Movimenti per l'Acqua
      Consiglia Salvio, Coordinamento campano per la gestione pubblica dell'acqua
      p. Alex Zanotelli, Missionario Comboniano.

      Bari, 18 gennaio 2012

      Il Comitato Pugliese “Acqua Bene Comune” - Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

      Per informazioni: 339/6894675

      lunedì 16 gennaio 2012

      Le risposte alle domande poste dall'Assessore Amati

      In questo link http://www.newspuglia.it/index.php?option=com_flexicontent&view=items&cid=5%3Apolitica&id=5338%3Ail-decalogo-che-amati-rivolge-al-comitato-acqua-bene-comune&Itemid=2 le domande dell'Assessore Amati. Di seguito la nostra risposta.

      Caro Assessore,

      siamo sinceramente sorpresi delle domande che ci rivolge – poiché pensiamo che dovrebbero essere gli amministratori a dare risposte ai cittadini e non il contrario – ma anche altrettanto sinceramente contenti, poiché questa sua nota pubblica ristabilisce la comunicazione (sospesa ormai da mesi) ed esprime la sua disponibilità a comprendere e la sua intenzione a superare i “nodi” che si sono creati in questo periodo (e non semplicemente con il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” ma anche con quella parte di cittadinanza che ha fortemente creduto nella realizzazione dell’impegno alla ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese che avete assunto in campagna elettorale).

      Le riflessioni e le osservazioni - che, in questi mesi, abbiamo portato alla sua attenzione, a quella del Presidente e del Consiglio regionale, e attraverso la stampa, a quella della cittadinanza tutta - poggiano su un punto centrale dal quale è necessario ripartire per poter affrontare la situazione nella sua completezza.

      Si tratta della ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese che, allo stato attuale, ci risulta essere ancora una Società per Azioni, così come, del resto, non ci risulta che il Governo regionale si sia attivato per dare corso e attuazione alle forme di partecipazione della cittadinanza così come previste all’art. 6 del testo di legge approvato dal Consiglio regionale.
      Rispetto al primo punto lei sostiene che la mancata trasformazione di AQP SpA in soggetto pubblico è da ricondurre al fatto che il governo nazionale abbia impugnato la legge pugliese.
      A parte il fatto che l’esito referendario permette oramai una scelta del genere, lei sa bene che parte dei motivi alla base dell’impugnazione risiedono proprio nella “mancata” qualificazione del servizio idrico come “servizio di interesse generale, privo di rilevanza economica”. La soppressione di tale qualificazione (prevista, invece, nel testo originario del disegno di legge regionale, concordato con il Comitato pugliese e il resto del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua) è in parte alla base del ricorso del Governo nazionale che, così, si è potuto appellare alla tutela della concorrenza per impugnare la legge davanti alla Corte Costituzionale (in quanto, come previsto dalla Costituzione, tutto ciò che è riconducibile alla concorrenza è di competenza statale).

      Inoltre, come interpretare le diverse iniziative che hanno visto l’Acquedotto pugliese AQP S.p.A., in compagnia di società come Hera S.p.A., Acea S.p.A., di multinazionali come Veolia, ecc.?
      E la scelta, ad esempio, di sponsorizzare il "Festival dell'Acqua", fortemente voluto e organizzato da Iren S.p.A. e Federutility che certo, per sua stessa ammissione, non condivide le posizioni di quanti ritengono l’accesso all’acqua potabile sia un bene dell’umanità e per questo vogliono ripubblicizzarne la gestione? Del resto, ci risulta che AQP SpA sia ancora nella giunta esecutiva di Federutility. O ci sbagliamo?

      Rispetto alle tariffe, non siamo noi che diciamo che la Regione “non le vuole diminuire” (del resto sappiamo tutti che la competenza è dell’ATO, oggi in Puglia, dell’AIP) ma è lei che in diverse occasioni ha sostenuto e dichiarato pubblicamente che la “remunerazione del capitale in Puglia è un costo” e che, dunque, non si sarebbe potuto eliminare dalle tariffe (nonostante l’esito referendario stabilisse contrariamente).
      Eliminare la remunerazione del capitale dalle tariffe non è questione di “prestigio o consenso” – e neanche di “applausi a scena aperta” – è semplicemente questione di legalità, nel senso di attuazione di quanto previsto dall’esito referendario, attuazione della legge, amministrazione corretta della cosa pubblica.
      Del resto sulla sua fattibilità, dovrebbe essere di conforto il recente comunicato del Presidente Vendola (diffuso a mezzo dell’agenzia stampa regionale) nel quale sostiene la possibilità di poter ricorrere a un aumento della “quota di cofinanziamento del Piano d’Ambito a valere sulle risorse della programmazione unitaria” (http://www.regione.puglia.it/?page=pressregione&opz=display&id=12100).

      La remunerazione del capitale non è un costo. Neanche in Puglia, naturalmente.
      Lo sa l’AATO che, come si legge, nel documento di “RIMODULAZIONE PIANO D’AMBITO 2010-2018 (CAPITOLO 7)”-, afferma che “La remunerazione del capitale investito rappresenta il ristoro economico e l’incentivo riconosciuto al soggetto gestore per il finanziamento degli interventi mediante l’impiego di mezzi propri”.
      Lo sa l’ANFIDA, Associazione Nazionale Industriali degli Acquedotti, che nella memoria depositata contro l’ammissibilità dei referendum (e riportata nella Sentenza 26/2011, ref. 151 (Decisione 12/01/2011), sostiene che “l’eliminazione del riferimento alla remunerazione del capitale, quale componente della tariffa, e, dunque, alla possibilità di conseguire utili dall’attività di gestione di un servizio pubblico […] la previsione che si intende abrogare, nello stabilire che il corrispettivo del servizio idrico integrato è stabilito anche in considerazione del diritto dell’imprenditore di ottenere un utile dall’attività prestata”.
      Lo sancisce la Sentenza della Corte Costituzionale di ammissione dei referendum (Sentenza 26/2011, ref. 151, decisione 12/01/2011), che al punto5.2. sostiene che “mediante l’eliminazione del riferimento al criterio della «adeguatezza della remunerazione del capitale investito», si persegue, chiaramente, la finalità di rendere estraneo alle logiche del profitto il governo e la gestione dell’acqua […] coessenziale alla nozione di “rilevanza” economica del servizio è la copertura dei costi (sentenza n. 325/2010), non già la remunerazione del capitale.

      Gli interessi sui debiti (compresi, dunque, i bond) sono già conteggiati alla voce interessi passivi nel conto economico, sono un costo finanziario che nulla ha a che fare con la remunerazione del capitale. Se avessimo la possibilità di visionare il bilancio dell’acquedotto pugliese – che gestisce un bene comune e la cui contabilità a maggior ragione dovrebbe essere pubblica e di facile fruizione (sul sito dell’AQP, risultano pubblicati solo i bilanci 2004, 2005 e 2006, http://www.aqp.it/portal/page/portal/MYAQP/PAGE_MYAQP_ISTITUZIONALE/PAGE_MYAQP_DATIECONOMICI/PAGE_MYAQP_BILANCI, mentre AQP SpA non risponde alle nostre richieste di documentazione) – ci si potrebbe rendere conto insieme dell’esistenza di tale voce, come potremmo renderci conto della portata dell’indebitamento e del suo impiego.
      Per il momento ciò che è noto alla cittadinanza – a parte qualche cifra del piano industriale – è il fatto che le attività di depurazione e di potabilizzazione sono ancora realizzate da due società a responsabilità limitata, società anch’esse di diritto privato che rispondono alle logiche e alle leggi di ogni società commerciale. E sulla loro sorte ancora non si sa nulla.
      Il problema è che un forte indebitamento generalmente – e come numerosi casi in questo Paese ci insegnano – è “propedeutico” a un possibile “fallimento” e, dunque, alla “necessità” di ricorrere a “nuovo” capitale e, dunque, alla privatizzazione.

      Non stiamo dicendo – e non ce lo auguriamo certo – che questo sia il destino dell’Acquedotto pugliese, né la volontà del governo regionale, ma certo non possiamo non notare il pericolo potenziale che sembra profilarsi all’orizzonte.

      Del resto, diminuire la tariffa della somma corrispondente alla remunerazione del capitale non dovrebbe incidere sugli investimenti che vengono “recuperati” nella tariffa stessa attraverso la voce dei costi di ammortamento.
      Alla disciplina economico e contabile, si aggiunge la sentenza della Corte Costituzionale di ammissione dei referendum (26/2011, ref. 151, decisione 12/01/2011), che al punto 5.4. chiarisce che “la normativa residua, immediatamente applicabile (sentenza n. 32 del 1993), data proprio dall’art. 154 del d.lgs. n. 152 del 2006, non presenta elementi di contraddittorietà, persistendo la nozione di tariffa come corrispettivo, determinata in modo tale da assicurare «la copertura integrale dei costi di investimento e di esercizio secondo il principio del recupero dei costi e secondo il principio “chi inquina paga”».
      Del resto, apprendiamo che tale consapevolezza è stata fatta propria anche dal Presidente Vendola che, sempre nella nota di cui sopra, indica come possibile soluzione operativa “quella di incrementare la quota di investimenti pubblici riducendo quella a carico della tariffa, assicurando comunque la piena attuazione di tutti gli investimenti previsti dal Piano d’Ambito 2010-2018 pari a complessivi € 1.484 milioni (di cui 911 milioni a carico della tariffa e i restanti 573 milioni a carico del finanziamento pubblico)” http://www.regione.puglia.it/?page=pressregione&opz=display&id=12100 .
      Non è questa forse la prova provata che gli investimenti si possono comunque sostenere, a prescindere dalla remunerazione del capitale, se solo ci fosse la volontà politica di farlo?

      In ultimo, ci permettiamo di farle notare, che questo costante riferimento alle pagelle delle agenzie di rating non ci lascia tranquilli. Le agenzie di rating – società private non esenti da conflitti di interesse – sono le stesse che hanno giocato una parte rilevante nella crisi finanziaria che si è abbattuta e dalla quale stentiamo a uscire.
      Dunque, ci chiediamo quale credibilità si possa oggi attribuire a tali agenzie. Non solo rispetto alla non affidabilità delle loro valutazioni – il caso Enron e Parmalat insegnano – ma anche rispetto alle loro reali (quanto recondite) intenzioni.
      Del resto lo Stato, le amministrazioni, gli enti e le aziende pubbliche, non sono società, non funzionano e non dovrebbero funzionare come società private, non hanno come obiettivo la remunerazione del capitale per gli azionisti e, dunque, non possono essere valutate sulla base di tali criteri e parametri. Non trova?
      Non risiede anche in questo – ovvero nel tentativo di gestire il pubblico con gli obiettivi e le dinamiche del privato – parte del problema che sta attanagliando il nostro Paese, e non solo?

      Rispetto al contributo noto come “componente ambientale”, piuttosto che della messa in sicurezza degli impianti, a cui fa riferimento e sui quali ci chiede di esprimerci , conveniamo certamente con lei e con la normativa in vigore che trattasi di un costo da pagare, ma è appunto un costo, non la remunerazione del capitale!
      Su questo punto vorremmo fosse chiaro che non siamo per una riduzione delle tariffe tout court – che, invece, dovrebbero aumentare cospicuamente per chi fa un consumo spropositato della risorsa -, ma solo per il rispetto dell’esito referendario e, dunque, della legge.

      Per questo, in tutta Italia è stata lanciata la campagna di “Obbedienza Civile” che in Puglia presenteremo venerdì 20 gennaio (ore 17.00 presso l’Aula Aldo Moro dell’Università di Bari, Facoltà di Giurisprudenza, Via C. Battisti, 1) e che ci auspichiamo possa essere un’occasione per continuare il confronto e la comunicazione che lei ha aperto con questa sua nota e per intraprendere insieme – se c’è la volontà politica del Governo regionale – una battaglia radicale (determinata e determinante) sia sul piano culturale, sia su quello sociale e, conseguentemente, su quello politico.

      Il nostro auspicio e la nostra richiesta (mai mutata e che qui rinnoviamo) è che la Puglia possa essere il laboratorio innovativo nella sostanza (gestione pubblica e partecipata dei beni comuni) e nella metodologia (interlocuzione costruttiva con la cittadinanza e sperimentazione di forme di partecipazione) a cui tutta Italia (e non solo) guardava con attenzione e nei confronti della quale, forse, non ha ancora perso la speranza. E anche noi siamo certi che, se solo ci fosse la volontà politica, la Puglia potrebbe senza indugi “recuperare anche innovativamente l’indicazione del referendum” e con questo essere, insieme a Napoli, l’apripista di una nuova stagione in Italia.

      E anche per questo, per questa speranza – oltre, naturalmente, che per il fatto che siamo cittadini pugliesi – il motivo per cui le nostre riflessioni si rivolgono alla Puglia e all’AQP SpA, non certo per la “garanzia di successo mediatico” o per “entrare nel Consiglio di Amministrazione” come lei sostiene e ha sostenuto nei nostri riguardi (accuse che, in tutta schiettezza, ci hanno indignato, ci indignano ma non ci tangono).

      Detto questo, la sua partecipazione e quella del Governo pugliese al Convegno del 20 gennaio, non potrebbe che essere letta come un segnale tangibile del reale impegno per la ripubblicizzazione dell’acquedotto pugliese che, speriamo, sia ancora comune.

      In attesa di un suo riscontro, la salutiamo cordialmente.

      Comitato pugliese “Acqua Bene Comune” – Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua.

      domenica 15 gennaio 2012

      CONVEGNO: Referendum. A(C)QUAle punto siamo?

      In Puglia parte la campagna di "obbedienza civile" promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua affinchè l'esito referendario sia rispettato e le tariffe ridotte!
      Per saperne di più PARTECIPA e INVITA A PARTECIPARE al Convegno del 20 gennaio 2012 "Referendum. A(C)QUAle punto siamo?" presso Giurisprudenza (Aula Moro)

      mercoledì 11 gennaio 2012

      Comunicato Stampa - PUGLIA: BOLLETTE ACQUA, AUMENTO “ILLEGITTIMO”

      Anche quest’anno le bollette dell’acqua potabile in Puglia aumenteranno nonostante la volontà popolare abbia abrogato con il referendum del 12 e 13 giugno 2011 la “Remunerazione del Capitale” in tariffa che avrebbe dovuto comportare un immediato abbassamento delle tariffe.  Tuttavia, i cittadini pugliesi hanno continuato a pagare in maniera invariata – e ingiusta - per tutto il 2011 e rischiano di dover fare lo stesso anche per il 2012!

      Secondo i dati forniti dal Piano d’Ambito 2010-2018 e la successiva delibera dell’esecutivo dell’Ato (7/02/2011) di rimodulazione della tariffa 2011 in base ai consumi di acqua prevista, la remunerazione del capitale dovrebbe costare alle tasche dei pugliesi circa 24 milioni di euro.
      Con il nuovo anno non solo la remunerazione del capitale risulta ancora in tariffa ma è anche aumentata e, sempre sulla base dei dati, sembra essere l’unica voce in tariffa destinata ad aumentare vertiginosamente arrivando, nel 2018, ad oltre il 225% rispetto al 2010, che tradotto in cifre è pari a una somma di oltre 56 milioni di euro, una cifra maggiore rispetto agli investimenti previsti per lo stesso anno!
      Tale condizione, peraltro, è determinata da un’inspiegabile corsa all’indebitamento che raddoppierà nel corso di soli quattro anni a oltre 400 milioni di euro nel 2014!

      La “Remunerazione del Capitale” deve esser scorporata dalla tariffa in quanto la volontà popolare ne ha sancito l’abrogazione ed è quindi illegittimo pretenderla, a maggior ragione in un periodo di crisi economica come quello che stiamo attraversando in questo momento storico.

      Per questo a breve partirà anche in Puglia la campagna di “obbedienza civile” promossa dal Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua affinché l’esito referendario sia rispettato e le tariffe ridotte!
      Per saperne di più PARTECIPA e INVITA A PARTECIPARE al
      Convegno del 20 gennaio 2012 “Referendum. A(C)QUAle punto siamo?”, dove interverranno:
      Riccardo Petrella, Presidente IERPE (Institut Européen de Recherche pour la Politique de l’Eau)
      Alberto Lucarelli, Ordinario di Diritto Pubblico, Università Federico II Napoli
      Rosario Lembo, Presidente Contratto Mondiale sull’Acqua-Forum Italiano Movimenti per l’Acqua
      Consiglia Salvio, Coordinamento campano per la gestione pubblica dell'acqua
      p. Alex Zanotelli, Missionario Comboniano.

      Il convegno del 20 gennaio è un appuntamento molto importante anche per fare chiarezza e per capire COSA FARE per ripubblicizzare per davvero l’acquedotto pugliese.

      NON MANCATE! 

      Comitato Pugliese "Acqua Bene Comune" e Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua

      domenica 8 gennaio 2012

      Referendum. A(C)QUAle punto siamo?



      REFERENDUM

      A(C)QUAle punto siamo?

      Il 20 Gennaio 2012 ore 17.00 presso l'Aula Magna “Aldo Moro”, Università di Bari (Piazza C. Battisti, 1) ne discutiamo con:
      RICCARDO PETRELLA, Presidente IERPE 
      (Institut Européen de Recherche pour la Politique de l’eau)
      ALBERTO LUCARELLI, Ordinario di Diritto Pubblico, Università Federico II Napoli
      ROSARIO LEMBO, Presidente Contratto Mondiale sull’Acqua-Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua
      CONSIGLIA SALVIO, “Coordinamento campano per la gestione pubblica dell'acqua"
      P. ALEX ZANOTELLI, Missionario Comboniano


      Organizza e coordina
      il Comitato pugliese “Acqua Bene Comune”

      Facebook. L’acqua non si vende – Tel. 339/6894675



      lunedì 2 gennaio 2012

      Acqua pubblica, ma con il trucco

      Da Il Manifesto, 29 dicembre 2011

      BENI COMUNI / Tre le proposte per le risorse idriche in Sicilia. Ma c'è chi prova a mantenere le società per azioni

      Acqua pubblica, ma con il trucco
       
      Una proposta con refuso, un progetto del Pd ambiguo. Il groviglio nell'isola dei Gattopardi

      Andrea Palladino
      C'è una terra che per prima in Italia ha visto nascere le guerre dell'acqua. Aranceti e fontanieri sono le due icone della Sicilia che affonda le radici dei conflitti attuali in un ottocento non così lontano. Acqua come simbolo del territorio, segno di un potere retto dai Gattopardi e dai Pupari, rappresentanti di quella borghesia che ha reso possibile almeno due secoli di reggenza mafiosa dell'economia dell'isola.
      E così il movimento per restituire ai cittadini la gestione delle risorse idriche - sottraendola nel contempo ai giochi dei principi e dei bravi - in terra di Sicilia ha la valenza di una rivoluzione copernicana. Un sommovimento in grado di rompere le gerarchie mafiose - nel senso più ampio e storico della parola - andando a colpire quei nodi dove il potere vero si annida e si riproduce. Ma la terra di Sciascia è dove è nata l'espressione «cambiare tutto per non cambiare nulla». La storia dell'acqua pubblica va raccontata nei dettagli, nido dove normalmente si nasconde il diavolo.
      Conviene partire da un'immagine, la fotografia di un palco allestito a Siracusa il 19 novembre scorso. Sindaci, esponenti della sinistra siciliana, qualche rappresentante dei movimenti per l'acqua pubblica, cittadini arrivati da tanti comuni della provincia. La punta avanzata di un movimento emerso nel 2009, che si pone l'obiettivo di togliere la gestione dell'acqua dalle mani dei privati (soprattutto la francese Veolia, che ha in mano la maggioranza delle quote del gestore regionale Sicilacqua). Dopo i primi interventi prende la parola il sindaco di un paesino poco conosciuto, Bivona, che però si è guadagnato sul campo il ruolo di apripista, di simbolo di un movimento nato dalle democrazie locali. Si chiama Giovanni Panepinto, è del Partito democratico. Non perde occasione per parlare delle sue  battaglie per la difesa dell'acqua in Sicilia e sul suo sito mostra una barra di status, sotto il titolo «stiamo lottando per l'acqua pubblica». Attività arrivata al 75%. Quasi alla meta.
       
      Le Spa del Pd
       
      La proposta di Giovanni Panepinto è il disegno di legge preso come base nella commissione ambiente nell'Assemblea siciliana, come si legge sui resoconti stenografici. E' dunque il testo di partenza, l'articolato di riferimento. Nel dossier ripubblicizzazione dell'acqua in discussione in Sicilia ci sono poi altre due proposte, una presentata da 130 comuni - che hanno votato prima localmente il testo - ed una terza presentata dal Forum siciliano dei movimenti acqua pubblica. Un groviglio di articoli, commi, norme, richiami, dove è facile perdere la bussola e dove è più facile che mai cadere nel «cambiare tutto per non cambiare nulla».
      Il disegno di legge del sindaco del Pd Panepinto - che ricopre anche la carica di consigliere regionale - è facilmente consultabile sul suo sito. C'è un punto che la contraddistingue, rendendola differente dalle altre due: non vengono eliminate le società per azioni. Dunque i gestori "pubblici" dell'acqua - secondo quanto riportato con chiarezza all'articolo 8 - potranno continuare ad utilizzare forme societarie private, andando contro la proposta che il movimento per l'acqua da sempre promuove: nessuna Spa, solo enti di diritto pubblico. Dietro i consigli di amministrazione si celano quelle zone grigie di contatto tra le grandi società multiutility e le segreterie di partito, che mai vorrebbero lasciare l'affare del secolo ai cittadini. Una spa ha poi il vantaggio di poter essere rapidamente e facilmente ceduta ai privati, con una semplice transazione sulle azioni. E' questo uno dei nodi centrali dello scontro in atto tra i movimenti per l'acqua pubblica e parte della sinistra, soprattutto dopo i due referendum. Una differenza che si ripropone tout-court in Sicilia.
      Una manina maliziosa aveva in realtà inserito questa stessa norma anche nella proposta votata dai sindaci. «Un mero refuso», si disse nel 2010, quando il mantenimento della forma delle società per azioni all'interno del disegno di legge sulla ripubblicizzazione dell'acqua era stato pubblicamente denunciato dal movimento siciliano. Intanto, però, molti consigli comunali avevano votato il progetto sbagliato. Confusione che si infilava in un contesto opaco.
       
      L'ombra sul sindaco
       
      E' un primo cittadino ingombrante Giovanni Panepinto. Lo scorso febbraio i giornali siciliani pubblicarono un'informativa dei carabinieri di Cammarata del 23 ottobre 2007. «Panepinto Giovanni ha ed ha avuto legami con esponenti di cosa nostra - scrivevano gli investigatori - ai vertici della consorteria mafiosa operante nella bassa Quisquina (zona della provincia di Agrigento, che comprende Bivona e Santo Stefano, ndr). E' coniugato con Giovanna Raffa, figlia di Raffa Pietro, elemento di spicco della famiglia mafiosa di Alessandria della Rocca. Quest'ultimo era legato a personaggi di spicco di cosa nostra agrigentina », riporta sul suo blog il giornalista siciliano Benny Calasanzio Borsellino. Legami che il sindaco di Bivona, autore della legge sulla "ripubblicizzazione" dell'acqua ha smentito, dopo la pubblicazione del testo dell'informativa. Da allora tutto tace, nessuna conferma su eventuali indagini è arrivata dalla Dda, mentre Panepinto lega la pubblicazione della notizia sui suoi presunti collegamenti con Cosa Nostra ad un attacco alla sua «politica sull'acqua pubblica». Una versione che il palco organizzato il 19 novembre scorso da una parte del movimento siciliano - più legato alla sinistra tradizionale - ha sostanzialmente accolto.
       
      Acqua pubblica, senza Spa
       
      Il Forum siciliano dei movimenti per l'acqua pubblica sa che la battaglia per restituire ai cittadini l'acqua oggi gestita dai privati è lunga e difficile. Buona parte di quei sindaci che due anni fa animarono il movimento siciliano solo un mese fa hanno votato per l'affidamento delle gestioni a società per azioni in house. A capitale pubblico, ma soggetti di fatto privati, senza nessuno spazio per la partecipazione dei cittadini. Una strada contraria e opposta a quella segnata dai referendum del 12 e 13 giugno, basata sostanzialmente su una mediazione che tende a non cambiare nulla. Come ben sanno i Gattopardi. «Appare allora chiaro come sia proprio lo strumento societario a creare maggiori problemi», hanno spiegato i militanti per l'acqua pubblica in un'audizione, chiedendo all'assemblea regionale di eliminare quella norma che salva le Spa. Dettagli, particolari. Armi che bene conoscono i Gattopardi in terra di Sicilia.